Carissimi Confratelli, l’Anno Sacerdotale indetto dal Santo Padre è un tempo di grazia. Prende lo spunto dall’anniversario del “dies natalis” del Santo Curato d’Ars per richiamare alla nostra coscienza l’inestimabile dono del Sacerdozio, e per ravvivare il tesoro che abbiamo ricevuto per l’imposizione delle mani 1 . Dopo averne parlato in Consiglio Episcopale e in quelli Presbiterale e Pastorale, ho ritenuto che fosse opportuno, anzi una vera grazia per tutti, chiamare l’intera Diocesi a viverlo. Per questa ragione, pur rivolgendomi direttamente a voi, intendo rivolgermi anche all’intera Comunità cristiana perché riscopra la bellezza e la responsabilità del Sacerdozio ordinato, la preziosità insostituibile dei pastori: “Ogni sommo sacerdote, scelto fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati (…) Nessuno può attribuirsi questo onore, se non è chiamato da Dio come Aronne” 2 . Prima che essere servitore della carità, egli è ministro dei sacramenti, strumenti della vita divina; in comunione con il Papa e i Vescovi, è ministro autentico del Vangelo; guida della comunità cristiana a lui affidata. Sia, questo Anno, lo stimolo perché tutta la Diocesi si stringa con rinnovato affetto ai suoi pastori esprimendo riconoscenza con le debite forme di collaborazione e, soprattutto, con una più intensa preghiera.
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