Domenica 4 aprile, giorno di Pasqua, l’Arcivescovo di Genova, Monsignor Marco Tasca, ha celebrato la S. Messa in San Lorenzo.
Commentando nell’omelia la lettura evangelica (Vangelo di Giovanni), l’Arcivescovo ha illustrato l’azione di Pietro così come descritta nel testo. Pietro constata che il Sepolcro è vuoto, e lo è in modo del tutto inspiegabile.
L’altro discepolo, che nel testo viene definito “l’amico di Gesù”, arrivato subito dopo Pietro, “vide e credette”.
Per comprendere la Risurrezione, dunque, ha detto l’Arcivescovo, non basta il solo dato oggettivo (Pietro rileva che il Sepolcro è vuoto), ma occorre un supplemento di amore, l’amore che nel discepolo “amico di Gesù” lo induce a vedere e credere. Quando manca l’amore, l’altra persona avrà sempre motivi per non essere fiduciosa, per non farsi completamente conoscere dall’altro, e per non far cadere tutte le barriere difensive.
La Risurrezione, ha spiegato Mons. Tasca, è una questione di amore: al Sepolcro corrono Pietro e il discepolo che Gesù amava. Pietro arriva prima, perché è il primo che ha fatto l’esperienza del Signore, ed è il primo a cui Gesù è fedele, nonostante l’infedeltà di Pietro. Questa è la fede: la fedeltà del Signore nonostante l’infedeltà dell’uomo.
Il più grande amore dunque è saper aspettare l’altro: Pietro dinnanzi al Sepolcro aspetta l’arrivo del secondo discepolo. E anche il Signore fa così, aspetta tutti gli uomini. È l’amore che spinge l’uno ad aspettare l’altro.
L’Arcivescovo nell’omelia ha poi rivolto un augurio a tutti coloro che, in questo anno difficile e gravato dal prolungarsi dell’emergenza sanitaria, hanno particolarmente sofferto per i lutti e le mancanze dovute agli effetti della pandemia.
Al termine della celebrazione, l’Arcivescovo ha impartito all’assemblea dei fedeli la benedizione papale con la concessione dell’indulgenza plenaria.