Mons. Marco Tasca Venerdì 2 aprile ha presieduto in Cattedrale la liturgia della Passione e Morte del Signore ; con lui i canonici della Cattedrale. È il secondo giorno del Triduo Pasquale e non si celebra l’Eucaristia, ma solamente l’Azione liturgica della Passione del Signore, composta dalla Liturgia della Parola, dall’Adorazione della croce e dai Riti di Comunione. Solo l’Arcivescovo ha potuto compiere il gesto del bacio al crocifisso, secondo le disposizione della Conferenza Episcopale Italia per le celebrazioni della Settimana Santa, a causa dell’emergenza sanitaria in corso.
Nell’omelia Mons. Tasca ha sottolineato come nel racconto della Passione secondo Giovanni ritorni spesso il termine ‘Gloria’: “Nella nostra accezione significa onore e successo – ha detto l’Arcivescovo -; la gloria di cui parla San Giovanni passa attraverso l’infamia, l’insulto e le percosse da parte degli uomini; è un paradosso che ne sottintende un altro, ovvero il mistero di Dio tra noi. Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito attraverso la Croce. L’amore comporta dimenticare se stessi, guardare più all’interno che all’esterno e Dio si rivela proprio nell’amore, nella donazione totale e libera di Gesù per gli uomini”.
Il secondo aspetto che l’Arcivescovo ha voluto sottolineare commentando il Vangelo della Passione è la consapevolezza di Gesù di essere Figlio di Dio: “Gli viene chiesto più volte e Gesù lo afferma con sicurezza. Attraverso la sua piena coscienza di essere Figlio ci rivela il mistero del male, attraverso il modo in cui affronta la morte. Il suo desiderio è salvare gli uomini, non vuole che soffrano sulla croce come Lui ha sofferto. Nel racconto poi colpisce la contrapposizione tra il coraggio di Gesù e la paura di Pietro; Gesù si mostra come testimone coraggioso che si appoggia al Padre e per questo è forte, Pietro invece è solo capace di appoggiarsi a se stesso e crolla nella sua fragilità. Per questo nella solennità del Venerdì Santo chiediamo la grazia a Dio di sapersi appoggiare totalmente a Lui perché solo così possiamo affrontare le fatiche della vita a cui inevitabilmente ci troviamo di fronte”.