La festa di tutti i Santi suggerisce una domanda: ha ancora senso parlare di santità? All’uomo moderno che cosa interessa? Non è una realtà obsoleta, un rimasuglio passato, che forse suscita un sorriso di sufficienza? Ha senso parlarne agli uomini d’oggi impegnati come sono in occupazioni, pensieri, responsabilità anche gravi dell’esistenza?
Se guardiamo sotto la superficie della cronaca, in verità troviamo la vita che brulica, la vita di tanta gente che vive con bontà, con altruismo e spirito di sacrificio, che con serietà si dedica al proprio lavoro, con fedeltà alla famiglia, con dedizione ai malati. Quanto eroismo scorre nelle vene dell’esistenza umana e della storia dei popoli! Anche dove sembra impossibile, dove appare solo il deserto, anche lì vi sono fiori e germogli che impediscono la sfiducia e la disperazione. Non sono forse i segni della santità, cioè di quella novità che Gesù ha portato nel mondo? Il Signore non è solo il modello da imitare, ma è innanzitutto la sorgente del bene e della grazia.
Come parlare, allora, dei Santi? Essi sono gli avamposti della gioia, di quella gioia che non dipende dalle soddisfazioni personali, dal benessere e dal prestigio, dall’affermazione di sé… ma dall’avere il cuore pieno di luce. Il vuoto dell’anima dà le vertigini, è come vivere su un abisso oscuro, mentre l’uomo desidera avere una vita piena, piena non di cose, ma di qualcosa che risponda al senso di incompiutezza che lo accompagna inesorabile. Bene scrive Sant’Agostino, quando afferma che il cuore umano è fatto per Dio e che è inquieto fin quando non riposa in Dio.
Cari Amici, tutto può cambiare a questo mondo, e oggi ci sentiamo come in un vortice che sembra demolire ogni valore e certezza, a volte anche la fede. Sì, tutto può cambiare, ma non lasciamoci ingannare: tutto può cambiare, ma l’uomo non cambierà mai. Egli porta nelle fibre del suo essere lo struggente desiderio di compiutezza e di felicità, di assoluto e di eterno. Cioè di Dio! Solo Lui lo può colmare, qualunque sia la riuscita delle sue azioni, le nuvole e le luci dei suoi giorni.
Quando, infatti, il cuore è abitato da Dio, allora possiamo non solo guardare le cose, ma vederle nella loro verità, nel loro giusto valore. I Santi hanno avuto gli occhi spirituali per vedere il mondo nella luce di Dio, e il tempo nella luce dell’eterno. E hanno vissuto nella gioia interiore. Alcuni di loro hanno fatto cose straordinarie, altri hanno vissuto una vita ordinaria, sono di ogni età e condizione, di qualunque tempo e cultura, ma tutti accomunati dal desiderio sincero di Gesù sulla terra, di vivere con Lu nella fede e di vederLo per sempre in Cielo.
Ma nessuno di loro – pur nelle straordinarie differenze – ha edulcorato il Vangelo; nessuno ha cercato di ritagliarlo sulla propria misura. Oggi è diffusa la tentazione di scegliere le parole che piacciono, che sono congeniali alle proprie idee e stili di vita, che possono giustificare i propri difetti e peccati. La presentazione di un cristianesimo facilone e comodo, però non corrisponde alla fede cristiana, così come un Vangelo scontato non è il Vangelo di Cristo. Basta ascoltare veramente le Beatitudini: sono una parola esigente sulla quale a volte si fa una superficiale retorica. Ma non si può cambiare la serietà della pagina, come di tutto il Vangelo dove si narra come Dio ci ha presi sul serio e ci chiede di fare altrettanto. Le esigenze della fede, che spesso si tende a interpretare secondo i gusti del mondo, non descrivono il volto arcigno e intransigente di Dio, ma esprimo l’assolutezza della sua fedeltà e del suo amore per noi. I Santi hanno preso sul serio questo amore e, nonostante errori e cadute, non hanno cessato di desiderare Dio, hanno mantenuto un ostinato desiderio di Lui.
Cari Amici, il Signore non ci chiede di essere impeccabili, ci chiede innanzitutto di non smettere di desiderarLo, e questo nessun peccato ce lo può impedire.
Ogni uomo desidera essere felice, i Santi hanno intuito che solo Dio è Dio, e che è giusto e meraviglioso adorarLo con cuore sincero, aprirgli l’anima e – come a Emmaus – lasciarLo entrare per cenare con Lui. Lo hanno desiderato intensamente, come l’assetato desidera l’acqua, non si sono scoraggiati mai, si sono affidati alla grazia e al perdono e – possiamo dire – hanno ricominciato ogni giorno. E la grazia ha vinto, facendo di ciascuno u capolavoro.
La Santa Vergine ci doni la grazia di desiderare Dio, la cui Luce si è levata sulla terra e mai potrà tramontare: quella luce che è il volto di Cristo.
Card. Angelo Bagnasco