Cari Fratelli e Sorelle,
ogni anno la Madonna ci chiama su questo monte per guardarci. In realtà Lei ci vede sempre, ovunque e comunque: siamo noi che dobbiamo lasciarci guardare da quegli occhi materni, dobbiamo esporci a quello sguardo che ci abbraccia e ristora.
Come bambini che si allontanano correndo per le strade, ma poi si voltano per vedere la mamma, e magari corrono indietro per abbracciarla ed esserne abbracciati, così anche noi non dovremmo mai dimenticare lo slancio del cuore; mai nascondere linfanzia dellanima. Nellimmagine del bimbo che corre in avanti e poi si volta, troviamo il volto della devozione. Alla base cè lumiltà, cioè la consapevolezza di non essere infallibili nel riconoscere le vie buone della vita, né invincibili nel percorrerle. In quel voltarsi verso la madre, il bambino trova la sicurezza della via giusta, e attinge forza, fiducia e coraggio per proseguire.
Ma da che cosa nasce questo desiderio di voltarsi indietro e di incontrare gli occhi della madre? Solo dalla paura di sbagliare, di trovarsi nei guai? Solo linesperienza della vita, la debolezza delle forze? Non solo questo! Egli sente che si può fidare, che a quello sguardo si può consegnare perché sono occhi damore, e solo chi ama dice la verità anche se dura e indica la via anche se difficile. Per istinto, tutti sentiamo che bisogno di fidarci di qualcuno. Da qui nasce la virtù della devozione come declinazione della fede: gli occhi della Madonna riflettono lo sguardo di Gesù, il Figlio di Dio, e portano allincontro con Lui, nella sua intimità.
Nella confusione diffusa di oggi, dove sembra che ognuno sia norma a se stesso e che abbia una propria verità da seguire, dove la coscienza parola grande e sacra è ridotta alle opinioni o alle emozioni soggettive, cè tanto più bisogno di una fede devota. La devozione è prendersi cura di qualcuno con affetto, è premurosa, si esprime in gesti piccoli, semplici e frequenti, che sono come delle continue scintille che nascono dalla fede e che la alimentano: dona calore al cuore e alla vita. Una fede creduta è vera, una fede devota è anche calda. Si può conoscere molto della fede ed è giusto ma in modo astratto, intellettuale, nozionistico: è necessario che la fede conosciuta diventi anche sapientia cordis, cioè piena di sapore.
Cari amici, non abbiate paura di apparire semplicisti o infantili; non temete la derisione del mondo; non temete la cura dei piccoli segni come le immagini religiose nelle vostre case, il segno della croce quando entrate in chiesa, quando vi alzate al mattino e quando vi coricate alla sera. Non abbiate vergogna di fare la genuflessione davanti alla divina Eucaristia, di chinare la testa dinnanzi al Mistero. Non disdegnate la preghiera del rosario carissima alla Santa Vergine -, il Ti adoro mio Dio allinizio della giornata, luso delle giaculatorie piccole frecce che bucano il cielo -; cercate il dono della direzione spirituale dai vostri sacerdoti, le piccole rinunce offerte a Maria per migliorare voi stessi, per il bene spirituale di altri, perché tutti possano incontrare Dio: voi lo sapete, non cè amore senza sacrificio.
Cari giovani, ricordate: capita che, per tornare allessenziale della fede, si inaridisce la fede; con la scusa di togliere gli orpelli si scarnifica la religione e non si rispetta lumanità delluomo: egli ha bisogno anche per vivere linvisibile di segni visibili. E non dimenticate che la maturità della fede quando siamo maturi? – ha bisogno sia della grandezza come il Vangelo, i sacramenti, la comunità, il servizio sia della piccolezza dei segni e delle espressioni, come quella del bambino che corre e poi si gira per vedere la mamma in uno sguardo di fiducia e di amore, di affidamento e di obbedienza. In ogni persona adulta continua a vivere il bambino che siamo stati: e questo è bello e ci aiuta a non avere paura; ci aiuta a vivere con Dio, con la Vergine, i Santi, con gli altri.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova