Omelia pronunciata domenica 9 giugno 2019 in Cattedrale per le sacre ordinazioni
10-06-2019
Arcidiocesi di Genova
Solennità di Pentecoste, 9.6.2019
Ordinazioni Diaconale e Presbiterale
OMELIA
“La lotta di Giacobbe”
Cari Confratelli nell’ Episcopato, nel Sacerdozio e nel Diaconato Cari Fratelli e Sorelle nel Signore Con la Pentecoste si compie il mistero della Pasqua, mistero di redenzione e l’uomo riceve lo Spirito Santo senza il quale – come scrive Cirillo d’Alessandria – “le divine impronte non possono risplendere nella natura umana” (In Joan. 1,32-33).
In questo giorno santissimo, la Chiesa in Genova ha il dono di un nuovo Sacerdote, don Enrico Litigio, e di un Diacono in vista del presbiterato, Don Tivanka. Caro Tivanka, poiché sarai in seguito ordinato dal tuo Arcivescovo nella tua Patria, ora desidero dire una parola a voi come se entrambi diventaste oggi sacerdoti di Gesù.
1. Diventerete sacerdoti non perché l’avete scelto, ma perché avete risposto alla chiamata di Dio: non avete conquistato il sacerdozio, ma vi viene donato dalla Chiesa, per questo tutto è grazia! Non abituatevi mai al dono ricevuto, rimanete in un perenne stato di stupore, di umiltà e di lode. Questo dono non è qualcosa di estrinseco come accade per ogni regalo che si riceve, ma inerisce al vostro essere per sempre tanto che la missione pastorale non è ciò che noi facciamo, ma ciò che siamo diventati per grazia. Uno statuto nuovo e definitivo vi segnerà, e darà un sigillo speciale alle vostre parole, al contegno, a vostri gesti, così che la gente vorrà vedere trasparire in voi il volto di Gesù e della Chiesa.
2. Tutto ciò fa appello alla vostra responsabilità. Ce la farete ad essere all’altezza del dono? A vivere ogni cosa piccola in modo grande? Non è forse troppo più grande di voi, delle vostre forze? Sì, è tutto più grande, umanamente disperante, ma così Dio agisce: Egli sceglie ciò che è piccolo e debole perché risplenda la sua grazia, come se ritenesse che il dramma del Calvario non avesse ancora convinto il mondo di essere amato, come se la storia dovesse continuare la misteriosa lotta tra Dio e Giacobbe, e avesse inviato dei poveri uomini per aiutare l’uomo ad arrendersi non alla forza preponderante del Cielo ma alla verità del suo amore, alla luce, all’Infinito e all’Eterno. Il mondo moderno è confuso e quindi smarrito: egli respira la grande debolezza dell’Occidente che sta perdendo la fede in Gesù Cristo, cioè nella vita eterna, nella realtà del Dio salvatore dell’anima immortale, nel Giudizio finale, nella risurrezione della carne, nella bellezza piena e senza fine. E’ confuso perché non sa più chi è, se la sua vita finirà nel nulla o se l’attende l’immortalità; non sa come vivere! Tutto ciò è accaduto perché la menzogna si è travestita di verità ed è dilagata ovunque; ma è accaduto anche per silenzi della comunità cristiana, perché i credenti hanno taciuto più intimiditi dal vociare dominante e minaccioso.
3. E voi, cari Confratelli ed Amici, riuscirete come il piccolo Davide ad andare incontro ai Golia della storia? Cristo vi manda e la Chiesa da voce alla sua Parola di verità che salva: andate con fiducia e con coraggio predicate sui tetti che Cristo ha fatto l’uomo maggiore dell’uomo; che Egli ha tradito il mondo perché ha rifiutato il principio del dominio dell’uomo sull’uomo, del potere di satana e del peccato, e si è affidato alla pura potenza dello Spirito. Gesù si è identificato con i vinti della storia, quelli che nella storia non sono, quelli che non lasciano traccia. Chi è questo popolo? Non è una classe sociale, ma sono gli uomini che riconoscono la verità delle cose, che ascoltano le voci profonde dell’anima, che confessano un insanabile desiderio di infinito, che ammettono la propria radicale incompiutezza, che levano lo sguardo a Dio e invocano la salvezza.
4. Sì, voi ce la farete se starete stretti a Cristo, se coltiverete prima di tutto non il fare ma l’intimità con Lui, se scalderete il cuore al fuoco del roveto ardente che è l’Eucaristia, se purificherete le vostre idee e i sentimenti nella luce della Parola che non muta. Non è forse questo il sacerdote che l’uomo moderno attende, di cui ha bisogno? Il mondo cambia – e lo vediamo -, ma non lasciatevi suggestionare fino a chiedervi: siamo ancora capaci a parlare all’uomo contemporaneo? Che cosa dobbiamo cambiare? Quali sono le vie nuove? Quale modello di prete oggi è adeguato? Cari Amici” ricordate, può cambiare tutto nel mondo, ma il cuore dell’uomo non cambierà mai, resterà come Dio l’ha fatto: “Ci hai creati per Te, e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in Te” (Sant’Agostino, Confessioni 1,1,1). E questa profonda inquietudine che anche l’uomo di oggi deve ascoltare, deve decifrarla senza paure: è questo desiderio segreto che voi dovrete far emergere con pazienza, come Gesù sulla via di Emmaus. A noi il lavoro generoso del seminatore che sparge la semente ovunque, a Dio il pascolo delle anime che solo Lui conosce. La Vergine Maria vi è accanto come Madre: Lei sola è capace di sostenere i vostri cuori di uomini senza immiserire i vostri cuori di sacerdoti.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova