Omelia pronunciata martedì 26 marzo 2019 a Polanesi nella S. Messa esequiale per Don Bruno Macciò
02-04-2019
Arcidiocesi di Genova
Polanesi, 26.3.2019
Messa dEsequie per Don Bruno Macciò
OMELIA
Vivere davanti alla vita eterna
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
Stretti attorno alle spoglie di Don Bruno, preghiamo per la sua anima immortale e meditiamo su quanto la Parola di Dio dice in questo momento di dolore e di speranza. Il mistero della morte umanamente ci turba, ma la Pasqua del Signore ci illumina.
Il libro di Giobbe ricorda che vita terrena è tempo di preparazione alla vita eterna, e che Dio ci ha creati per conoscerlo, amarlo, servirlo sulla terra, e per stare con Lui per sempre nel giorno senza tramonto: Senza la mia carne vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno. E questo il senso dellesistenza umana, di tutto ciò che ci accade, di ciò che facciamo per noi e per gli altri: prepararci a vedere Dio, desiderio del nostro cuore.
La vita di Don Bruno la conosciamo – è stata segnata sempre più dal mistero della croce, ed egli si è lasciato plasmare con una docilità crescente, con confidente abbandono sullesempio del divino Maestro: Padre
si compia la tua volontà. Lo sguardo della sua fede si posava sulle circostanze senza esibizioni, cogliendo il bene ovunque, nei cuori e nelle situazioni, cercando senza farlo pesare di essere maestro di fede vivendo egli la fede. I molti momenti di peso interiore non riguardavano il suo rapporto con Dio, ma la sua sensibilità acuta e discreta. Se cera una preoccupazione prevalente negli ultimi anni era quella di non riuscire più a servire la sua comunità come sempre: presente, disponibile, accanto a tutti in chiesa, per le strade, nelle case della sua gente.
E voi, cari amici di Polanesi, lavete compreso e gli avete voluto bene, e io suo Vescovo, amico e compagno di seminario, insieme ai miei confratelli vi ringrazio. Ci avete dato buon esempio: sì, la parrocchia devessere la famiglia del parroco e la casa per tutti. Così come ringrazio di cuore i Confratelli che in ogni modo lo hanno aiutato, a cominciare dai Missionari della SMA, che oltre a sostituirlo generosamente, lo hanno accolto e accudito fraternamente.
Il Vangelo ci parla delle beatitudini, lo stile della vita cristiana. Le beatitudini sono come dei raggi di luce: ognuno riflette la medesima beatitudine: beati i poveri nello spirito. Il povero del Vangelo è colui che vive affidato a Dio, colui che si consegna al Padre, che non confida in sé, nelle sue sostanze o nelle sua capacità. Per questo il povero conosce la pace del cuore, sa che non è mai solo, che uno sguardo amoroso lo accompagna in qualunque situazione, sa che vi è sempre una speranza, anche nel morire e nella morte.
Cari Fratelli e Sorelle, viviamo loggi nella luce delleternità? Oppure anche noi siamo assorbiti dal presente e dallimmediato? Viviamo noi come i poveri del Vangelo? Confidenti e affidati a Gesù, anche quando ci viene incontro la croce nelle vicende dellesistenza? Lasciarci amare significa arrenderci allamore, non sfuggirgli, poiché non cè amore senza fiducia e senza abbandono. Come la Santa Vergine, che trepidante ma sicura si affida al Mistero: Tu, vergine, diverrai madre del Salvatore (cfr Lc 1,30 ss). Anche noi siamo continuamente visitati da Dio nelle forme più impensate, ma la sua visita racchiude sempre un dono di vita. Don Bruno guardava alla Madonna con amore di figlio, a lei la grande Madre di Dio e nostra: Noi ringraziamo il Signore che ce lo ha dato come amico, fratello e pastore: e mentre preghiamo per lui, siamo certi che egli pregherà sempre per noi.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova