La solennità di San Giuseppe è un preludio della primavera, che secondo il calendario civile si apre domani. Anche la liturgia quaresimale ci aiuta a pregustare la gioia della Pasqua. La vita sta tornando a fiorire. Ma la vita può fiorire di nuovo? Nella mia introduzione al Consiglio Episcopale permanente del 20 settembre 2022, tenuto a Matera, usavo la metafora dell’inverno per individuare alcune fragilità e sofferenze del nostro tempo e della nostra gente: inverno dell’ambiente, della società, dei divari territoriali, della denatalità, dell’educazione. Inverno secondo alcuni irreversibile. Suggerivo di profittare di questa situazione per apprendere uno “sguardo dal basso”, che consentisse di commuoversi e farsi carico delle fatiche dei più poveri. Ma anche chiedevo di impegnarsi in uno “sguardo lungo”, di costruire con generosità e intelligenza, pensando al dopo di noi, per comunicare la speranza cristiana che con fiducia pensa che tutto possa cambiare e il deserto fiorire. Credo che questa sia la nostra prospettiva odierna: riconoscere con sincerità le difficoltà ecclesiali e sociali, credendo, però, che oggi “Tantum aurora est”, che siamo vicini, aprendo nuove e coraggiose prospettive di futuro. Per questo occorre passione, visione profetica, libertà evangelica e intelligenza della comunione, generosa responsabilità e gratuità nel servizio. La sinodalità è tutt’altro che rinuncia o omologazione al ribasso! Dobbiamo sapere riconoscere i tanti segni della sua predilezione e dei doni che ci sono affidati e accettare la vera sfida che è costruire comunità, case dove abiti il Signore Gesù e sua Madre, nostra Madre, la Chiesa.
IL TESTO INTEGRALE DELLA PROLUSIONE DEL CARD. MATTEO ZUPPI AL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CEI