Più che una giornata da/per celebrare, la Giornata Mondiale dei Poveri che vivremo il 18 Novembre è una occasione per riflettere. Più che tante iniziative che hanno la durata di un giorno, di un momento, emotive e gratificanti, è doveroso fermarsi e porsi alcune domande. Chi sono, quali sono i poveri di oggi? Chi sono per me? Che disponibilità e che capacità ho di ascoltare il loro grido? Scrive ancora Papa Francesco: “Lungo il cammino della vita, sui sentieri della storia, come ai tempi di Gesù, ci sono tante persone ai margini della strada, come Bartimeo, che urlano il loro dolore. È un grido che attraversa i cieli e giunge al cospetto di Dio, ma spesso non arriva alle nostre orecchie. Anzi spesso si sentono voci di rimprovero e inviti a tacere e subire. È il silenzio dell’ascolto ciò di cui abbiamo bisogno per riconoscere la loro voce. Se parliamo troppo noi, non riusciremo ad ascoltare loro”.
Certamente abbiamo a che fare con persone in miseria, senza lavoro e senza casa; ma forse accanto a noi ci sono persone sole, escluse, che vagano senza senso, senza speranza.
NO! Con il portafoglio o qualche buona azione non risolvo niente. Mi domando se sono disposto a cambiare qualcosa nella mia vita per mettermi davvero in ascolto del povero e a stare con lui. Posso aiutare il povero, ma mi chiedo quali sono le cause della sua povertà? Magari oggi mi interesso del povero ma domani mi trovo di nuovo a fare i conti con uno stile di vita distratto, superficiale, influenzato dalle mode, sensibile agli slogan che inneggiano (ancora!) al progresso, allo sviluppo, alla economia ricca che lascia sgocciolare qualcosa ai meno ricchi, alla sicurezza (che non sarà mai raggiunta senza equilibri), al decoro sinonimo di apparenza che nasconde egoismo, indifferenza e quieto vivere, talora disprezzo e fastidio che turba le coscienze. Mi rendo conto che 5 milioni di persone (cinque!) vivono (in Italia!) in condizioni di povertà assoluta? E che a queste vanno aggiunte tutte quelle persone che in qualche modo, come detto, hanno problemi di solitudine, di disorientamento, di inabilità, di malattia, di ludopatia…?
NO! Non basta distribuire qualche sussidio economico, dar da mangiare recuperando eccedenze e avanzi, provvedere a qualche dormitorio in più. Non basta pensare di fare un po’ di volontariato, di fare qualcosa per i poveri se non c’è la volontà responsabile di lottare contro la povertà, di costringere le istituzioni a considerare seriamente, in maniera integrata e lungimirante, tutte le componenti della vita sociale, senza cadere sempre in promesse, in soluzioni parziali o di interesse o di consenso, aggirando ad arte il bene comune. Occorre generare un esame di coscienza, di fronte alle politiche sociali messe in atto fino ad oggi, ricordando che queste riguardano tutta la società, tutti i cittadini, non solo quelli “di cui bisogna occuparsi” come se fossero “altri”, come se fossero un peso.
Una giornata di riflessione sulla povertà è opportuna per fare il punto personale e comunitario. Non è possibile affrontare da soli una realtà complessa come quella che stiamo vivendo, così come non possiamo ascoltare da soli il grido dei poveri. C’è bisogno di un pensare e di un agire condiviso e questo lo può fare la comunità cristiana, se davvero vuol definirsi tale. Oggi non c’è bisogno di gesti da prima pagina, che lascino tutto come prima, c’è bisogno di una pazienza quotidiana che ascolti la realtà e rilanci pensieri di giustizia e testimonianze di fraternità, vie per una Carità autentica.
Per la Caritas la Giornata dei Poveri è decisamente occasione di riflessione. Il quotidiano è il nostro impegno, ma il fare resta affannoso se non ci si ferma a pensare, ad analizzare, a scegliere, a decidere di intraprendere le strade che l’oggi ci chiede. Se non dedichiamo più spazio a quei processi educativi che accompagnano la comunità cristiana all’ascolto e alla comprensione dei poveri e di una società sempre più povera di senso e di valori, non la aiuteremo a sentirsi parte responsabile ed attiva di percorsi di vicinanza e di fraternità, senza delegare, ma coinvolgendosi nella cura della casa comune come luogo di vita condivisa, giusta per tutti.
Direttore
Fondazione Auxilium