Venerdì 30 ottobre alle 15.30 presso la Sala Quadrivium si terrà l’incontro 'Una chiesa missionaria, viva e in cammino: la testimonianza di Cuba', sui dieci anni di cammino missionario a Cuba da parte delle Diocesi di Genova, Chiavari e Savona. Interverrà Mons Arturo Gonzales Amador, Vescovo di Santa Clara a Cuba. L'incontro sarà trasmesso in diretta tv su Telepace 2 al canale 85.
Raccontare la storia dei dieci anni della missione a Cuba in un articolo, è un’impresa difficile, perché dovrebbero scrivere tutti coloro che ne sono stati protagonisti: sacerdoti, catechisti, animatori, amici, fedeli, i mille volti incontrati. Quindi mi limiterò ad una cronistoria un po’ più “allargata”, per raccontare degli eventi e ciò da cui sono stati animati, sospinti.
Tutto iniziò per una ispirazione che aleggiava nel cuore di Mons. Marino Poggi e nel mio: un desiderio di esperienze nuove, di misurarsi con una realtà missionaria che ci permettesse una boccata d’aria, di “innamorarsi” ancora una volta di quel Volto, quello di Gesù, che da sempre ha reso bella e significativa la vita. Questa ispirazione, silenziosa, nascosta e talvolta urgente si incontra, nell’estate del 2004, con una proposta precisa, puntuale da parte del Card. Tarcisio Bertone, Arcivescovo di Genova: una missione a Cuba. Al principio doveva essere un’esperienza missionaria, espressione della Chiesa genovese; successivamente, il Cardinal Bertone la condivise con tutti i Vescovi della Liguria ed il mio Vescovo, mons. Alberto Tanasini, memore delle mie inquietudini, non si lasciò perdere l’occasione.
Partimmo lunedì 3 ottobre 2005: ci accompagnarono il card. Bertone, insieme al suo segretario don Stefano Olivastri, ed un membro della comunità di Sant’Egidio. Approdati a Cuba, nella diocesi di Santa Clara, accolti da mons. Arturo Gonzalez Amador, che ci affidò le parrocchie di Santo Domingo e di Manacas, ed iniziammo ad introdurci in quella realtà nuova ed affascinante, consapevoli che i primi passi ci chiedevano di metterci “a scuola”, per imparare, non solo la lingua, ma la realtà nella sua complessità. Ci mettemmo in ascolto del Vangelo, insieme alla nostra gente, avviando percorsi battesimali, poiché la maggior parte delle persone non erano battezzate.
Nel settembre del 2008 Don Marino rientrò in Diocesi a Genova e passò il testimone a Don Franco Buono, già ‘fidei donum’ in Repubblica Domenicana e guidò la parrocchia di Santo Domingo per due anni.
Nel settembre del 2009 anch’io sono tornato in Diocesi a Chiavari, passando il testimone a Don Maurizio Prandi, che più volte aveva visitato la missione negli anni precedenti, diventando parroco di Manacas.
Nell’ottobre del 2010 la missione di Cuba ricevette un altro dono: la collaborazione con la diocesi di Savona nella persona di Don Michele Farina, che ricevette il mandato di guidare la parrocchia di Santo Domingo, dato che Don Franco Buono rientrava in diocesi a Genova.
Nel giugno 2012 Don Maurizio Prandi è rientrato in diocesi a Chiavari, affidando la parrocchia di Manacas a Don Paolo Bacigalupo e nel settembre dello stesso anno è arrivato Don Francesco Fully Doragrossa, di Genova, al quale il Vescovo di Santa Clara, affidò la parrocchia di Esperanza.
Guardando a questi dieci anni di storia alcune parole emergono spontanee nel cuore, parole che sintetizzano un’esperienza ecclesiale e che possiamo profeticamente consegnare alle nostre Diocesi.
La prima parola è Vangelo. Ripartire dal Vangelo come discepoli è stata la prima grande sfida, un annuncio che vede il cuore di chi annuncia partecipe in prima persona.
La seconda parola è Povertà. I poveri sono il luogo teologico in cui il Volto di Gesù si rivela ed il servizio umile e discreto ci permette di entrare in contatto con le nostre povertà, permettendo, poco a poco a Dio di guarirci e salvarci.
La terza parola è Fraternità. La fraternità tra sacerdoti e con le persone è già annuncio della Buona notizia: la chiesa, immagine della Santissima Trinità, è comunione d’amore.
Spero che queste poche righe ci aiutino ad aprire il cuore al Dio che da sempre è in cammino verso l’uomo e memori del suo camminare, responsabilmente, mettiamo a disposizione la nostra vita per il bene dei fratelli, come ci invita Papa Francesco nell’Evangelii gaudium 273: “La missione al cuore del popolo, non è una parte della mia vita, o un ornamento che mi posso togliere, non è un’appendice, o un momento tra i tanti dell’esistenza. È qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo”.
Tutto iniziò per una ispirazione che aleggiava nel cuore di Mons. Marino Poggi e nel mio: un desiderio di esperienze nuove, di misurarsi con una realtà missionaria che ci permettesse una boccata d’aria, di “innamorarsi” ancora una volta di quel Volto, quello di Gesù, che da sempre ha reso bella e significativa la vita. Questa ispirazione, silenziosa, nascosta e talvolta urgente si incontra, nell’estate del 2004, con una proposta precisa, puntuale da parte del Card. Tarcisio Bertone, Arcivescovo di Genova: una missione a Cuba. Al principio doveva essere un’esperienza missionaria, espressione della Chiesa genovese; successivamente, il Cardinal Bertone la condivise con tutti i Vescovi della Liguria ed il mio Vescovo, mons. Alberto Tanasini, memore delle mie inquietudini, non si lasciò perdere l’occasione.
Partimmo lunedì 3 ottobre 2005: ci accompagnarono il card. Bertone, insieme al suo segretario don Stefano Olivastri, ed un membro della comunità di Sant’Egidio. Approdati a Cuba, nella diocesi di Santa Clara, accolti da mons. Arturo Gonzalez Amador, che ci affidò le parrocchie di Santo Domingo e di Manacas, ed iniziammo ad introdurci in quella realtà nuova ed affascinante, consapevoli che i primi passi ci chiedevano di metterci “a scuola”, per imparare, non solo la lingua, ma la realtà nella sua complessità. Ci mettemmo in ascolto del Vangelo, insieme alla nostra gente, avviando percorsi battesimali, poiché la maggior parte delle persone non erano battezzate.
Nel settembre del 2008 Don Marino rientrò in Diocesi a Genova e passò il testimone a Don Franco Buono, già ‘fidei donum’ in Repubblica Domenicana e guidò la parrocchia di Santo Domingo per due anni.
Nel settembre del 2009 anch’io sono tornato in Diocesi a Chiavari, passando il testimone a Don Maurizio Prandi, che più volte aveva visitato la missione negli anni precedenti, diventando parroco di Manacas.
Nell’ottobre del 2010 la missione di Cuba ricevette un altro dono: la collaborazione con la diocesi di Savona nella persona di Don Michele Farina, che ricevette il mandato di guidare la parrocchia di Santo Domingo, dato che Don Franco Buono rientrava in diocesi a Genova.
Nel giugno 2012 Don Maurizio Prandi è rientrato in diocesi a Chiavari, affidando la parrocchia di Manacas a Don Paolo Bacigalupo e nel settembre dello stesso anno è arrivato Don Francesco Fully Doragrossa, di Genova, al quale il Vescovo di Santa Clara, affidò la parrocchia di Esperanza.
Guardando a questi dieci anni di storia alcune parole emergono spontanee nel cuore, parole che sintetizzano un’esperienza ecclesiale e che possiamo profeticamente consegnare alle nostre Diocesi.
La prima parola è Vangelo. Ripartire dal Vangelo come discepoli è stata la prima grande sfida, un annuncio che vede il cuore di chi annuncia partecipe in prima persona.
La seconda parola è Povertà. I poveri sono il luogo teologico in cui il Volto di Gesù si rivela ed il servizio umile e discreto ci permette di entrare in contatto con le nostre povertà, permettendo, poco a poco a Dio di guarirci e salvarci.
La terza parola è Fraternità. La fraternità tra sacerdoti e con le persone è già annuncio della Buona notizia: la chiesa, immagine della Santissima Trinità, è comunione d’amore.
Spero che queste poche righe ci aiutino ad aprire il cuore al Dio che da sempre è in cammino verso l’uomo e memori del suo camminare, responsabilmente, mettiamo a disposizione la nostra vita per il bene dei fratelli, come ci invita Papa Francesco nell’Evangelii gaudium 273: “La missione al cuore del popolo, non è una parte della mia vita, o un ornamento che mi posso togliere, non è un’appendice, o un momento tra i tanti dell’esistenza. È qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo”.
Don Federico Tavella