Cari Fratelli Sorelle
È una gioia vedervi qui in cattedrale, come a Lourdes stretti attorno all’altare e all’immagine dell’Immacolata Concezione. Dove potremmo star meglio? Dove sentirci più vivi e amati? Dove attingere speranza e forza per le malattie del corpo e per quelle dell’anima? Dove rinsaldare i legami di fraternità e di reciproco sostegno? Dove rigenerare il servizio di tanti volontari che saluto, ringrazio e ammiro? Voi sapete, cari volontari dell’UNITALSI, dell’OFTAL, dell’Ordine di Malta, di Istituti e Organismi, che anche l’amore ha le sue fatiche, e ogni servizio ha la sua disciplina. Abbiamo tutti bisogno di una sorgente perché l’amore non inaridisca e il servizio non si stanchi: la sorgente è qui! E’ la Santa Vergine alla quale volgiamo lo sguardo confidente: e Lei ci indica Lui, Gesù, il Figlio suo benedetto, il Dio con noi. Sì, è qui la sorgente dell’acqua viva, la fonte della gioia perenne che resiste anche alle croci della vita terrena, in attesa della beatitudine senza fine. La Madonna fa sue le parole del Figlio e le ripete a noi con i toni della sua dolcissima maternità Quante volte, girando per la strada, i nostri bellissimi vicoli, tra le case e i negozi, le persone mi fermano per un saluto, una parola, la confidenza di una pena, la richiesta di una benedizione e di una preghiera! E mentre mi parlano con emozione e fiducia, mi edificano per la loro fede semplice e profonda, per il loro affidamento a Maria Santissima. Intuisco che le loro pesanti giornate sono intrecciate dalla preghiera alla Santa Vergine, la Madre di ogni maternità, Colei che ha generato e accudito il Figlio di Dio.
E’ Lei che oggi ripete a ciascuno di voi: tu sei la luce del mondo. E noi sussultiamo a queste parole, come sorpresi e increduli, conoscendo la nostra pochezza, la fragilità che ci segna, il nascondimento dei nostri giorni. Come è possibile che io illumini il mondo? La domanda è giusta, ma non ci devono sfuggire le parole precise: il Signore non ci ha detto “siate la luce”, ma “siete la luce”. E’ dunque qualcosa che Lui fa in noi, di noi: è Lui che, attraverso la nostra povertà, continua ad illuminare il mondo fino alla fine dei tempi. La fragilità, la malattia, ogni infermità, è come una lampada dove risplende la luce di Cristo; e la lampada non può gloriarsi, perché non è la luce, ma solo un piccolo spazio dove la luce brilla e illumina.
Cari Amici, cresca nei nostri cuori il desiderio e di essere un’umile lampada di Gesù, una lucerna ove Dio può abitare e beneficare coloro che ci avvicinano: è Lui che opera, noi lasciamolo operare. Allora le tenebre che vorrebbero spegnere la luce e ingannare l’umanità saranno più deb9li. Diffuse sono le ombre nel nostro tempo, grande sembra il loro potere, veloce il loro avanzare. Vogliono creare la confusione delle menti, smarrimento e angoscia nei cuori: senza la luce dove andare, che fare, chi siamo? L’esistenza è una corsa verso il buio del nulla?
Il vero problema dell’uomo moderno in occidente è che cosa sarà di lui, della sua vita oltre la porta del tempo. Ma Gesù ripete proprio a voi, carissimi malati, “Voi siete la luce del mondo”. E’ una grande grazia, una responsabilità; è una grande gioia che illumina innanzitutto le vostre giornate. Lasciamo che la Santa Vergine ripeta queste parole a ciascuno di voi: “tu sei la luce del mondo”, non temere.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova